Dal 1943
Nel 1943 i miei genitori aprirono il ”Caffè Trattoria A. D’Ambrosio Giuochi Bocce” in quello che allora era un borgo alle porte della città. Da sempre ritrovo gastronomico ma anche luogo d’incontro e mondanità in vero spirito Bergamasco.
Un luogo d’incontro per operai, studenti, professionisti, politici, sportivi e artisti. Vengono tutti per l’attmosfera conviviale e spensierata ma anche per la nostra cucina schietta e genuina.
Una cucina sulle strade della tradizione Lombarda rimpopolata e rinforzata anche nei gusti da alcune ricette mediterranee che sono nel dna di famiglia. I miei genitori, Antonio ed Anna, erano entrambi originari della Puglia.


Quand’ero bambina
La Giuliana è una vera ostessa, perchè è capace di farti sentire come a casa. Ognuno che entra nella trattoria si sente accolto, si sente importante, come se fosse l’unico avventore. Giuliana fa l’ostessa da quando è nata e suo padre e sua madre avevano l’osteria, con tanto di gioco delle bocce. Lei sa bene che il segreto è tutto qui: qualità buona, prezzi onesti, certo. Ma sopratutto l’accoglienza. Anche se c’è fretta, anche se il locale è sempre pieno zeppo. Non ci sono simpatici o antipatici o indifferenti. Giuliana fa sentire tutti a proprio agio. Un sorriso una battuta. Tu sei tu, sei mio cliente, sei una persona: quindi degno della mia simpatia. Perché tu cliente mi hai scelto. In tanti dovrebbero imparare la lezione della Giuliana. Dovrebbero darle una cattedra in ogni scuola alberghiera. Tutti crediamo di conoscerla. Per tutti è normale che gli avvocati e gli imprenditori mangiano accanto a operai e manovali. è normale che nel giro di cinque minuti ti arrivano deliziose e fumati le chicche della nonna. è normale che a Natale lei mostri orgogliosa il suo grande presepio dove cade persino la neve. Normale che l’arredamento sia quello della vecchia trattoria, ma che poi ci siano appesi mille santini della Madonna, le maglie di calcio dei giocatori illustri, a cominciare da quelli dell’Atalanta, e poi collezioni di bambole, di capelli, di pentole, di piatti del buon ricordo… Normale.



I giorni nostri
Come faccia a dare da mangiare a così tante persone, in tempi brevi e con buona qualità, in verità, è un mistero. La trattoria ha l’aspetto all’antica, accogliente come una casa; Giuliana sorride e si veste in modo stravagante. Una volta aveva in testa un pappagallo di peluche. Ma in realtà la trattoria è un’azienda perfetta, tutto funziona come un vecchio orologio , un orologio da capostazione, dai meccanismi perfettamente oliati. Nessuno si ferma, nessuno si perde in chiacchiere. Dalla cucina, alla pulizia dei piatti, al servizio. Quando, nel 2010, Giuliana chiuse per una grave malattia, Bergamo si fece un po’ grigia. E quando dopo più di un anno, la Giuliana tornò guarita e la trattoria riaprì i battenti, tutti sentimmo il brivido della gioia. Giuliana era tornata. La sua guarigione fu un miracolo. Lei non ama indugiare sulle cose, è nemica della retorica. Sa che le belle parole non contano. E dice:”A pranzo, inizio con i miei muratori, senza di loro questo locale non ci sarebbe. Poi arrivano le ragazze, gli impiegati, gli sportivi. Insomma questa è la mia casa, ma voglio che lo sia per tutti. Io di mio cerco di essere simpatica e di mettere ognuno a proprio agio. Sono affezionata a tutti i miei clienti, dal primo all’ultimo. Un rapporto speciale, però, ce l’ho con i giovani dell’Atalanta. Arrivano da altre città e io cerco di fargli un po’ da zia. Tutte le maglie che ci sono nel locale me le hanno regalate loro. Dal mio Super Pippo a Zappacosta fino a Grassi, passando per Carrera, Conti, Freuler, Djimsiti, Hateboer e moltissimi altri”. Celebrità, sportivi, cantati, politici, imprenditori. Un posto semplice eppure raro. Prezioso. Qui si trovano poeti, mangiano e scrivono poesie dedicate a lei. Sulla vita della Giuliana si potrebbe scrivere un romanzo. Da bambina in trattoria, da ragazza uno splendore che faceva girare la testa agli avventori, e non solo. Il concorso per miss Italia. Il tanto lavoro accanto alla mamma. Le opere di beneficienza che in pochi conoscono, una generosità che commuove. La terribile malattia. La fede profonda che dà il fuoco alle sue giornate. Andare dalla Giuliana non è solo il banale uscire fuori a mangiare, ma è anche un pò l’essere restituiti a se stessi, diventare parte di una piccola comunità. Quando andiamo da lei ci sentiamo bene, ci sentiamo vivi.
I giorni nostri
Come faccia a dare da mangiare a così tante persone, in tempi brevi e con buona qualità, in verità, è un mistero. La trattoria ha l’aspetto all’antica, accogliente come una casa; Giuliana sorride e si veste in modo stravagante. Una volta aveva in testa un pappagallo di peluche. Ma in realtà la trattoria è un’azienda perfetta, tutto funziona come un vecchio orologio , un orologio da capostazione, dai meccanismi perfettamente oliati. Nessuno si ferma, nessuno si perde in chiacchiere. Dalla cucina, alla pulizia dei piatti, al servizio. Quando, nel 2010, Giuliana chiuse per una grave malattia, Bergamo si fece un po’ grigia. E quando dopo più di un anno, la Giuliana tornò guarita e la trattoria riaprì i battenti, tutti sentimmo il brivido della gioia. Giuliana era tornata. La sua guarigione fu un miracolo. Lei non ama indugiare sulle cose, è nemica della retorica. Sa che le belle parole non contano. E dice:”A pranzo, inizio con i miei muratori, senza di loro questo locale non ci sarebbe. Poi arrivano le ragazze, gli impiegati, gli sportivi. Insomma questa è la mia casa, ma voglio che lo sia per tutti. Io di mio cerco di essere simpatica e di mettere ognuno a proprio agio. Io sono affezionata a tutti i miei clienti, dal primo all’ultimo. Un rapporto speciale, però, ce l’ho con i giovani dell’Atalanta. Arrivano da altre città e io cerco di fargli un po’ da zia. Tutte le maglie che ci sono nel locale me le hanno regalate loro. Dal mio Super Pippo a Zappacosta fino a Grassi, passando per Carrera, Conti, Freuler, Djimsiti, Hateboer e moltissimi altri”. Celebrità, sportivi, cantati, politici, imprenditori. Un posto semplice eppure raro. Prezioso. Qui si trovano poeti, mangiano e scrivono poesie dedicate a lei. Sulla vita della Giuliana si potrebbe scrivere un romanzo. Da bambina in trattoria, da ragazza uno splendore che faceva girare la testa agli avventori, e non solo. Il concorso per miss Italia. Il tanto lavoro accanto alla mamma. Le opere di beneficienza che in pochi conoscono, una generosità che commuove. La terribile malattia. La fede profonda che dà il fuoco alle sue giornate. Andare dalla Giuliana non è solo il banale uscire fuori a mangiare, ma è anche un pò l’essere restituiti a se stessi, diventare parte di una piccola comunità. Quando andiamo da lei ci sentiamo bene, ci sentiamo vivi.